Cheratosi attiniche: diagnosi e trattamento

Le cheratosi attiniche o solari o discheratosi sono lesioni precancerose o come più recentemente affermato, carcinomi in”situ” in fase inizialissima piuttosto comuni. Tendono a manifestarsi in soggetti in età avanzata, in particolare nei fototipi chiari (occhi azzurri, capelli biondi, cute con efelidi ed altri danni solari) e soprattutto nelle zone fotoesposte. Rappresentano un campanello di allarme per la presenza di altre tipologie di tumori della pelle (soprattutto basilari e spinaliomi) con i quali condividono le cause di insorgenza (esposizione al sole/radiazioni artificiali).

Si presentano come piccoli rilievi palpabili, di colore rossastro o giallastro, ruvidi o cheratosici in superficie, a volte in modo esagerato tipo corno cutaneo. Possono avere dimensioni variabili, multiple, talora confluenti, asintomatici.

Le cheratosi attiniche possono rimanere stazionarie per anni, possono regredire oppure evolvere in epiteliomi.

Le verruche (cheratosi) seborroiche sono estremamente frequenti e si possono notare a partire dai 30 anni d’età.

I molluschi contagiosi, le verruche virali (volgari, piane, plantari, periungueali), e i condilomi virali costituiscono invece patologie di origine virale di riscontro più frequente, soprattutto nei pazienti atopici (allergici) e nei soggetti immunodepressi.

Approcci terapeutici indicati:

  • crioterapia e/o curettage chirurgico;
  • laser CO2;
  • fotodinamica;
  • escissione chirurgica con esame istologico;
  • farmaci (retinoidi, chemioterapia locale, Immunomodulanti topici).

Gli interventi di criochirurgia e curettage consentono un processo di guarigione semplice, rapido ed economico.

La criochirurgia dermatologica
Prevede l’applicazione mirata di azoto liquido (-196 °c) sui tessuti a fini terapeutici, direttamente (con bastoncini) od indirettamente (tramite spruzzi o fatta circolare in piccoli strumenti metallici cavi). Il trattamento consente di congelare selettivamente le aree cutanee colpite dalla patologia.

Il curettage è probabilmente l’intervento dermochirurgico più antico, prevede l’impiego di speciali strumenti con estremità tagliente, ad anello, denominati “curette”, che consentono di asportare completamente le lesioni cutanee vegetanti, permettendone anche l’ esame istologico in caso di dubbi diagnostici. Questo approccio può anche essere propedeutico per un successivo intervento di crioterapia, in questo caso si procede alla rimozione delle alterazioni più superficiali per consentire un’azione più profonda della crioterapia.
Nel processo contrario, il contatto diretto o indiretto dell’azoto liquido con la cute congela rapidamente i tessuti, danneggiandone più o meno selettivamente le cellule esposte alle temperature più basse,  aumentando temporaneamente la consistenza delle lesioni trattate rispetto ai tessuti vicini. Consente all’azione della curette di incontrare una “resistenza” localizzata in corrispondenza delle lesioni tale da favorirne l’ escissione con un temporaneo ma efficace effetto anestetico di superficie rendendo minima la sensazione di disagio (bruciore). Dopo lo scongelamento è comune nei pazienti una sensazione di lieve bruciore nei punti trattati.

L’intervento non richiede particolare preparazione. In presenza di lesioni di  dimensioni contenute il Dermatologo provvede ad evidenziarne i margini marcandole con un tratto di pennarello dermatografico. L’operatore spruzza direttamente piccole quantità di azoto liquido sulle lesioni identificate. Il chirurgo direziona il getto e modula la quantità di criogeno erogata utilizzando una speciale “pistola”.
Il congelamento dei tessuti trattati avviene rapidamente ed è contrassegnato dal loro “sbiancamento” ed “irrigidimento”. L’azione del curettage viene circoscritta esclusivamente alle lesioni congelate. Eventuali leggeri sanguinamenti capillari vengono bloccati efficacemente applicando una soluzione cauterizzante.
Le aree trattate possono apparire moderatamente eritematose (arrossate ) ed edematose (gonfie) per alcuni giorni, il personale dello studio provvederà all’applicazione di una medicazione specifica, necessaria per proteggerle. Il paziente dovrà inoltre utilizzare per un periodo di 5-7 giorni un antibiotico locale affiancato da una detersione delicata, antisettica.
Per un periodo di circa 4-6 settimane durante il quale non si consiglia esposizione solare e/o artificiale la cute risulterà più sensibili alla luce e ai raggi UV. Si sconsiglia di conseguenza l’esposizione ai raggi solario e eventuali trattamenti abbronzanti artificiali.

La durata delle sedute singole sedute varia in base al numero delle lesioni, alla loro estensione e alla sede anatomica. Non sono in genere necessari più di 15-30 minuti.

In presenza di patologie virali, sono consigliati controlli periodici (a distanza di 15-30 giorni) per la verifica ed il trattamento di eventuali recidive.

I risultati estetico-correttivi diventano progressivamente visibili nell’arco di  20-40 giorni.

I costi del trattamento dermochirurgico sono legati all’e stensione delle aree da trattare, ai tempi di esecuzione e alla difficoltà tecnica dei singoli trattamenti.

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